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Questa
emblematica canzone di Vasco Rossi costituisce a ben guardare una provocante fotografia della condizione
esistenziale di molti giovani di oggi e ancor più un'espressione schietta
dello stato d'animo di molti altri ancora. Essa dovrebbe farci riflettere. Appare
chiaro lo stato di
solitudine, di non senso, di abbandono, di violenza, di ripiegamento su se
stessi che caratterizza questo stato di vita. E' la conseguenza della
negazione di ogni reale possibilità di risposta agli interrogativi umani. Due
poesie, una di Pascoli e l'altra di Pavese, ci aiutano a comprendere meglio
queste osservazioni. "Fratello, ti do noia se parlo?" "Parla: non posso prender sonno". "Io sento rodere, appena..." "Sarà forse un tarlo..." "Fratello, l'hai sentito ora un lamento lungo, nel buio?" "Sarà forse un cane..." "C'è gente all'uscio..." "Sarà forse il vento..." "Odo due voci piane piane piane..." "Forse è la pioggia che viene giù bel bello". "Senti quei tocchi?" "Sono le campane". "Suonano a morto? suonano a martello?" "Forse..." "Ho paura..." "Anch'io".
"Credo che tuoni: come faremo?" "Non lo so, fratello: stammi vicino: stiamo in pace: buoni". "Io parlo ancora, se tu sei contento. Ricordi, quando per la serratura veniva lume?" "Ed ora il lume è spento". "Anche a que'tempi noi s'avea paura: sì, ma non tanta" "Or nulla ci conforta, e siamo soli nella notte oscura". "Essa era là, di là di quella porta; e se n'udiva un mormorìo fugace, di quando in quando". "Ed or la mamma è morta". "Ricordi? Allora non si stava in pace tanto, tra noi..." "Noi siamo ora più buoni..." "ora che non c'è più chi si compiace di noi..." "che non c'è più chi ci perdoni"[1] "Qui
è tutta la sorgente etica del pascoli. Nel grande enigma di una vita di cui
non si conosce il senso il terribile frutto è la solitudine, e nella solitudine la paura.
L'unico rimedio è stare vicini gli uni agli altri: siamo più buoni. Di che
cosa si avrebbe bisogno? Di perdono. E'
l'esigenza che l'essere, il reale sia perdono - questa è un'intuizione veramente
eccezionale"[2]. La solitudine è comunque la grande
conseguenza della negazione della Presenza, del Mistero come presenza enigmatica ma amica,
di un Tu buono su cui ultimamente si fondi la speranza e la possibilità di un
destino per sé e per gli altri. E'
quello che troviamo nella poesia di Cesare Pavese: "Tu sei come una terra che nessuno ha mai detto. Tu non attendi nulla se non la parola che sgorgherà dal fondo come un frutto tra i rami. C'è un vento che ti giunge. Cose secche e rimorte t'ingombrano e vanno nel vento. Membra e parole antiche. Tu tremi nell'estate". Subito,
ecco la opzione negativa:
"tu sei come una terra che nessuno ha mai detto". In realtà ci sei,
dunque dipendi da qualcosa di Ultimo; per negarlo, devi rinnegare questo
"Tu" - che è la parola più secondo natura emergente dalla
profondità delle tue origini. Ed è rinnegare la natura dire: "Tu non
attendi nulla". Così
non c'è per te nessuna cosa vivente: "cose secche e rimorte",
foglie senza rami e senza tronco, secondo l'idea biblica del salmo, per cui
per l'uomo senza Dio tutto è polvere, ogni granello è puramente giustapposto
all'altro, senza nesso. "Membra e parole antiche": non un corpo,
non un discorso - tutto arriva da un vortice precedente, senza senso. Ed
ecco la contraddizione che macina tutto, il turbine ininterrotto dell'abisso:
"tu tremi nell'estate". L'estate è calda, e tu hai freddo, tremi,
non puoi agire, costruire. L'unico
calore, infatti, che può rendere costruzione il passato nel presente, è il riconoscimento di una pienezza
di intelligenza e di amore, di "significato" in quel "fondo da
cui sgorghi", così come esige la totalità dello sguardo della
umana coscienza. |
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Siamo solo noi che andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa siamo solo noi che non abbiamo vita regolare che non ci sappiamo limitare, siamo solo noi che non abbiamo più rispetto per niente neanche per la mente siamo solo noi quelli che poi muoiono presto quelli che però è lo stesso. Siamo solo noi che non abbiamo più niente da dire dobbiamo solo vomitare siamo solo noi che non vi stiamo neanche più ad ascoltare siamo solo noi quelli che non hanno più rispetto per niente neanche per la gente siamo solo noi quelli che ormai non credono più a niente e li fregano sempre. Siamo solo noi che tra demonio e santità è lo stesso basta che ci sia posto siamo solo noi quelli che facciamo colazione anche con un toast, del resto, siamo solo noi quelli che non han più voglia di far niente, rubano solamente, siamo solo noi generazione di sconvolti che non ha più santi nè eroi... Siamo solo noi!!! |